Quando si parla di counseling, si sente l’espressione “colloquio non direttivo” ed è importante capire di cosa si tratti, poiché questo è davvero un elemento che caratterizza il lavoro che il counselor fa con la persona che gli chiede aiuto
Se decidi di andare da un counselor, sappi che incontrerai qualcuno che lavora con un interesse vivo verso di te, che ti accetta in tutte le tue caratteristiche senza giudicarti e sviluppa nei tuoi confronti una comprensione empatica. Tu hai la massima libertà di raccontare ciò che ritieni di condividere, dando al colloquio la direzione che senti importante per te. Sei tu che decidi da che parte andare e, in questo senso, si parla di “colloquio non direttivo”.
Con il counselor si crea una relazione efficace basata sulla fiducia, in cui vieni guidato nell’esplorazione della strada che tu stesso hai scelto, focalizzando l’attenzione e l’espressione di te e permettendoti di arrivare in fondo a ciò che senti come problema, per individuare, dopo aver fatto chiarezza, eventuali risorse. Le domande del counselor hanno quindi la funzione di promuovere e facilitare la tua consapevolezza sull’argomento trattato.
Il counselor farà con te tutto questo e molto altro, a partire dall’accoglierti in un luogo tranquillo e riservato, in cui poter parlare con calma di argomenti personali, spesso delicati. Avrai modo di sentirti sicuro e protetto e tutto ciò che dirai rimarrà tra te e lui. L’ora di durata del colloquio è uno spazio che dedichi a te, in cui ti prendi cura dei tuoi bisogni e permetti alla tua vita di indirizzarsi verso la via che maggiormente le appartiene.